È “un dono di Dio per i nostri tempi”, una grande mistica, una maestra di vita spirituale, che ricorda la verità biblica dell’amore misericordioso di Dio per ogni uomo e chiama per annunciarla al mondo con la testimonianza della vita, con l’azione, la parola e con la preghiera.
Apostola della Divina Misericordia, Profeta dei nostri tempi, grande Mistica e Maestra di vita spirituale. Tali titoli accompagnano di solito il nome di Santa Suor Faustina Kowalska della Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia. Santa Faustina appartiene ai più conosciuti ed ai più amati santi della storia della Chiesa.
Nacque il 25 agosto del 1905 come terzogenita di dieci figli nella famiglia di Marianna e Stanislao Kowalski, contadini del villaggio di Głogowiec. Due giorni dopo al Battesimo nella chiesa parrocchiale di Świnice Warckie le fu dato il nome di Elena. All’età di nove anni ricevette la Prima Comunione. Frequentò la scuola per appena tre anni scarsi e dopo andò a servizio presso alcune famiglie benestanti ad Aleksandrów e Łódź. Fin dall’età di sette anni sentì la vocazione religiosa al servizio di Dio, ma i genitori non le diedero il consenso per entrare in convento. Però, nel luglio dell’anno 1924 sollecitata dalla visione del Cristo sofferente, partì per Varsavia per cercare un posto in un convento. Per un anno lavorò ancora come aiuto domestico per guadagnarsi la modesta dote e il 1 agosto dell’anno 1925 entrò nella Congregazione delle Suore della Beata Vergina Maria della Misericordia a Varsavia in via Żytnia.
In questa Congregazione trascorse tredici anni in diverse case della Congregazione, di cui il periodo più lungo a Cracovia, poi a Płock e Vilnius, lavorando come cuoca, commessa nel panificio, giardiniera e portinaia. Fu ammalata di tubercolosi e dell’apparato digerente e perciò trascorse oltre 8 mesi nell’ospedale di Prądnik a Cracovia. Ella sopportò le sofferenze maggiori di quelle inflitte dalla tubercolosi come l’offerta volontaria per i peccatori e l’Apostola della Divina Misericordia. Provò anche le grazie straordinarie: le apparizioni, le estasi, il dono dell’ubiquità, le stimmate nascoste, il dono di leggere nelle anime umane e del dono del fidanzamento e dello sposalizio mistico.
Il compito principale di Suor Faustina fu quello di tramandare alla Chiesa e al mondo il messaggio della Misericordia, che è il ricordo della verità biblica sull’amore misericordioso di Dio per l’uomo, l’esortazione ad affidare la propria vita a Lui e all’amore attivo verso il prossimo. Gesù ha mostrato a Faustina non soltanto la profondità della Sua misericordia, ma le ha trasmesso nuove forme di culto: l’immagine di Gesù Misericordioso con la scritta Gesù confido in Te, la Festa della Divina Misericordia, la Coroncina alla Divina Misericordia e la preghiera nel momento dell’agonia di Gesù sulla croce, chiamata l’Ora della Misericordia. A ognuna di esse, e anche alla diffusione del messaggio della Misericordia con la testimonianza di vita, ha associato grandi promesse, sollecitando in cambio un comportamento permeato dalla fiducia in Dio e finalizzato all’adempimento della Sua volontà e alla testimonianza della misericordia verso il prossimo.
Suor Faustina morì il 5 ottobre dell’anno 1938 nel convento di Cracovia-Łagiewniki all’età di appena 33 anni. Dal suo carisma e dall’esperienza mistica nacque il Movimento Apostolico della Divina Misericordia che continua la sua missione, annunciando al mondo il messaggio della Misericordia attraverso la testimonianza della vita, l’azione, la parola e la preghiera. Il 18 aprile dell’anno 1993 il Santo Padre Giovanni Paolo II la elevò alla gloria degli altari, e il 30 aprile dell’anno 2000 La incluse nella comunità del Santi della Chiesa. Le Sue reliquie si trovano presso il Santuario della Divina Misericordia a Cracovia-Łagiewniki.
Santo Padre Giovanni Paolo II ha scritto che nell’epoca dei grandi totalitarismi Suor Faustina è diventata il portavoce del messaggio secondo cui soltanto una forza è in grado di equilibrare la loro negatività: è la verità sull’amore misericordioso di Dio. Ha chiamato il suo “Diario” « vangelo della misericordia scritto nella prospettiva del XX secolo » che ha costretto gli uomini a sopportare esperienze molto dolorose. Questo messaggio – secondo il Santo Padre Benedetto XVI – è davvero il messaggio principale dei nostri tempi: la misericordia come potenza Divina, come il limite di Dio al male di tutto il mondo.
1. Una bambina benedetta
Stanisłao Kowalski e Marianna di famiglia Babel dopo il loro matrimonio acquistarono alcuni pezzi di terra lontano dai tratti commerciali e dalle città. Molto presto costruirono la loro casa a un piano, con la stalla e il fienile. Nella chiesa parrocchiale intitolata a San Casimiro a Świnice Warckie furono battezzati tutti i loro figli, qui fecero la loro Prima Comunione, e le domeniche e tutte le festività parteciparono nella Santissima Messa. Il parroco, Padre Giuseppe Chodyński, annotò, sotto la data 27 agosto del 1905 nei libri parrocchiali: Accaduto a Swinice il giorno 27 agosto 1905 alle ore 13. Si è presentato Stanislao Kowalski, contadino, 40 anni alla presenza di Francesco Bednurek, 35 anni e Giuseppe Stasiak, 40 anni entrambi contadini di Głogowiec, ha mostrato un neonato di sesso femminile, nato il 25 agosto del 1905 alle otto di mattina, di madre Marianna Babel, anni 30. Al Battesimo la bambina è stata chiamata Elena, i padrini erano Costantino Bednarek e Marianna Szewczyk (Szczepaniak).
La vita a casa dei Kowalski scorreva con un ritmo tranquillo, scandito dalle preghiere e dal lavoro e non il contrario. Dio era al primo posto e non soltanto di domenica oppure in occasione di ricorrenze familiari, ma ogni giorno. Il padre fin dalla mattina presto cantava « le Ore » oppure altri canti religiosi e, se rimproverato dalla moglie di svegliare i bambini, rispondeva: Fin da piccoli devono imparare che Dio è il più importante. Alle pareti della casa si trovavano quadri con soggetti religiosi e nella stanza da letto il posto centrale era occupato da un piccolo altarino sul quale si trovavano, comprate dal padre a Częstochowa, un’immagine in metallo della passione di Cristo e due statuine di ceramica: il Sacratissimo Cuore di Gesù e il Cuore Immacolato della Madonna. Di sera tutti vi si inginocchiavano davanti per la preghiera comune. A maggio, presso la cappellina allestita accanto alla casa, cantavano le litanie lauretane, in ottobre vi recitavano il rosario. La domenica il padre prendeva da una piccola libreria le vite dei santi e procedeva alla lettura.
Il padre, per poter provvedere a una famiglia così numerosa, oltre al lavoro nei campi, cercava di guadagnare qualche soldo in più, nella sua bottega di falegname. Era molto esigente verso se stesso e verso i figli, non lasciava passare nemmeno le più piccole trasgressioni. La madre si occupava della casa e dell’educazione dei bambini. Fin dalla più tenera età dei figli, e con dolcezza, insegnava loro il lavoro di casa, dei campi e anche la responsabilità nell’adempiere ai propri doveri. Anche se non sapeva leggere, proprio lei insegnava a loro le verità della fede e i princìpi morali, li preparava alla Prima Comunione.
Questo era il clima nella casa di famiglia in cui cresceva Elena, scelta da secoli da Dio come profeta dei nostri tempi. Fin dall’inizio qualcosa la distingueva dai fratelli e dai coetanei del paese. Sua madre si accorse ben presto che Elena amava pregare e che a volte si alzava anche di notte per mettersi a recitare le preghiere in ginocchio; perciò tentò di fermare un po’ tanto zelo dicendo alla bambina: Ti si confonderà il cervello, non dormi, ti alzi. Ma Elena rispondeva: Mamma, credo che è l’angelo a svegliarmi per farmi pregare.
All’età di sette anni sperimentò in modo tangibile l’amore di Dio. Dirà dopo anni: Partecipavo ai vespri e il Signore Gesù era esposto nell’ostensorio; allora per la prima volta Dio mi ha concesso il suo amore e ha riempito il mio piccolo cuore, e il Signore mi ha concesso la comprensione delle cose di Dio (D. 1404). Con un grande impegno si preparò per la prima Comunione impartitale nella chiesa parrocchiale dal Padre Romano Pawłowski. Tornava a casa, consapevole della presenza dell’ospite Divino nella sua anima, allorchè una vicina di casa le domandò perché non camminasse insieme alle amiche ma da sola, rispose: Non cammino da sola, cammino con il Signore Gesù. Questa sensibilità alla presenza di Dio vivo nell’anima si fece notare già nell’infanzia e aumentò sempre di più durante tutta la sua vita, lo stesso si avvertiva anche nella sua sensibilità ai bisogni del prossimo.
Già da piccola si distingueva per la sensibilità « alla misericordia ». Vedeva intorno a sé i poveri, i bisognosi che passavano per il paese chiedendo un pezzo di pane o qualche elemosina. Non solo li notava ma si domandava come poterli aiutare. Un giorno organizzò una lotteria a premi; un altro con i vestiti vecchi della mamma, travestita da mendicante, elemosinò di casa in casa per poi donare i soldi raccolti al parroco per i poveri. Aiutava volentieri i genitori e perchè non si rattristassero si accollava anche i lavori scansati dai fratelli più pigri. Sua madre ricordava: Tutti la amavano, era la prediletta e la migliore dei figli. Umile, silenziosa, eseguiva qualsiasi tipo di lavoro, aiutava tutti, allegra, sempre sorridente.
Non soltanto i genitori si resero conto della bontà della piccola Elena, della sua sensibilità verso Dio e verso gli uomini e della sua grande obbedienza. Avete una ragazzina così buona, così umile e così innocente diceva Marianna Brzezinska, una vicina di casa. Ah, questa Kowalska ha una figlia eletta. Anche i fratelli e i coetanei vedevano nella piccola Elena una persona che la pensava diversamente, che evitava i balli nel paese, che amava la preghiera e i libri sui santi. Fin dalla più piccola età amava raccontarci sui santi, sui pellegrini e sugli eremiti che mangiavano soltanto le radici, la frutta e il miele raccolti nelle foreste. Per far piacere al padre prendeva dalla piccola libreria di casa le vite dei santi oppure altri libri pii e li leggeva a voce alta. Imparando le vite degli eremiti e dei missionari se le imprimeva così nella memoria da raccontare tutto quanto a noi bambini che pascolavamo insieme a lei gli animali. Diceva a noi bambini che quando fosse diventata grande sarebbe entrata in convento e noi ridevamo. Non la capivamo.
Cominciò a frequentare la scuola già abbastanza grande e cioè all’età di dodici anni, quando nel 1917 furono liberati i territori prima occupati dai russi e quindi a Swinice Warckie fu organizzata la Scuola Elementare. Sapeva già leggere perché gliel’aveva insegnato suo padre; tuttavia a scuola ebbe l’opportunità di imparare qualcosa in più. Ben dotata, apprendeva senza difficoltà; purtroppo dopo tre anni dovette abbandonare la scuola per cedere il posto ai fratelli più piccoli. Poiché a casa non si stava bene economicamente, sull’esempio delle sorelle maggiori dovette impegnarsi come domestica presso famiglie benestanti.
2. Una grande luce straordinaria
All’età di sedici anni Elena per la prima volta prese congedo dai genitori e dai fratelli e lasciò la casa. Si recò ad Aleksandrów Łódzki dove si trovava il panificio dei signori Leocadia e Casimiro Bryszewski, parenti del signor Martino Ługowski, un conoscente dei suoi genitori, che risiedeva a Rogowo. Non andò a lavorare da persone completamente sconosciute, tuttavia, per i tempi di allora, era abbastanza lontano da casa. I signori Bryszewski avevano bisogno di aiuto nel gestire la casa e allevare il loro unico figlio, Zenone, all’epoca seienne. Dopo anni Zenone ricorderà: Mamma al negozio pensava ai clienti ed Elena puliva la casa, aiutava in cucina, lavava i piatti, buttava via l’immondizia, portava l’acqua perché allora non c’era l’acqua corrente. Portava da mangiare ai lavoratori del panificio che ricevevano il vitto dai miei genitori. Tempo permettendo, giocava anche con me. Deve aver lavorato molto perché l’appartamento era composto di quattro stanze, oltre il negozio e il panificio.
Un giorno Elena vide lì una gran luce. Pensò, ragionevolmente, a un incendio; si mise a urlare proprio nel momento in cui i panettieri infornavano il pane. L’allarme risultò falso. Poco dopo ritornò a Głogowiec per chiedere ai genitori il permesso di entrare in convento. I signori Kowalski, anche se molto timorosi di Dio, non volevano rinunciare alla loro figlia migliore. Accamparono scuse nella mancanza di soldi per la dote e non le diedero il consenso. Alle obiezioni di Elena che non c’era bisogno di soldi perché Gesù stesso ci avrebbe pensato, il padre rimase irremovibile. Non volle dare ascolto nemmeno al parroco che suggeriva la vendita di una mucca per poter far entrare Elena nel convento, visto che veniva chiamata da Dio stesso. Elena a sua volta, senza il permesso dei genitori non volle entrare in convento e riprese nuovamente il lavoro di domestica. Questa volta a Łódź. All’inizio si fermò dallo zio Michele Rapacki in via Krośnieńska 9 e si mise a lavorare presso tre terziarie francescane. Quando pattuì il lavoro chiese del tempo libero per una santa Messa quotidiana, per poter visitare i malati e gli agonizzanti e per potersi confessare dal confessore delle terziarie.
Il 2 febbraio del 1923, tramite l’ufficio di collocamento, si presentò dalla signora Marziana Sadowska proprietaria di un negozio di alimentari in via Abramowski 29, come aspirante bambinaia dei suoi tre figli. Anni dopo Signora Sadowska, ricordava Faustina così: Quando partivo ero tranquilla perché gestiva la casa meglio di me. Carina, ben educata, laboriosa. Non posso dire niente di male di lei, era fin troppo buona. Talmente buona che mancano le parole per descriverlo. Nella palazzina dove lavorava abitava in una cantina, sotto le scale, un uomo malato. Elena non soltanto cercò di dargli sempre qualcosa da mangiare ma lo aiutava nel bisogno, avendo anche cura della sua salvezza; infatti, tra l’altro condusse presso di lui un sacerdote.
Compiuti 18 anni chiese ancora una volta ai genitori il permesso di entrare in convento, ma i genitori rifiutarono nuovamente. Dopo questo rifiuto scrisse nel « Diario »: Mi diedi alla vanità della vita, non rivolgendo alcuna attenzione alla voce della grazia, sebbene l’anima mia non trovasse soddisfazione in nulla. Il richiamo continuo della grazia era per me un gran tormento, però cercavo di soffocarlo con i passatempi. Evitavo d’incontrarmi con Dio intimamente e con tutta l’anima mi rivolgevo verso le creature (D. 8). Quindi non rifiutò l’invito di andare a ballare nel parco «Venezia». Al momento in cui cominciai a ballare, scorsi improvvisamente Gesù accanto a me, Gesù flagellato, spogliato delle vesti, tutto coperto di ferite, che mi disse queste parole ‘Quanto tempo ancora ti dovrò sopportare? Fino a quando mi ingannerai?’ All’istante si spense l’allegro suono della musica; scomparve dalla mia vista la compagnia in cui mi trovavo. Rimanemmo soli Gesù e io (D. 9). Con la scusa di un mal di testa lasciò subito la compagnia recandosi alla chiesa più vicina, la cattedrale di San Stanislao Kostka. Lì, senza guardarsi intorno, si mise a croce stesa per terra davanti al Santissimo Sacramento invocando dal Signore la risposta alla domanda: Che cosa fare? Parti immediatamente per Varsavia; là entrerai in convento (D. 10), sentì nella risposta. Senza chiedere il consenso dei genitori, fece la valigia e comunicò a una delle sue sorelle la decisione di partire per Varsavia.
Il parroco della parrocchia di San Giacomo di Varsavia, don Giacomo Dąbrowski, dopo aver ascoltato la sua storia scrisse su un bigliettino di non conoscere la ragazza ma di credere che potrebbe essere adatta come domestica e la indirizzò presso i suoi conoscenti Aldona e Samuel Lipszyc, la cui casa si trovava a Ostrówek, comune di Klembów che avevano bisogno di un aiuto con i bambini. Lì Elena trovò rifugio e si mise a cercare un convento e dopo averlo trovato passò dai signori Lipszyc un anno intero per potersi guadagnare una piccola dote che le avrebbe permesso di entrare nel convento. Mi ricordo, dirà dopo anni la signora Lipszyc, la sua sana e gioiosa risata. Cantava molto ed a lei è legato un canto che eseguiva molto spesso che ho imparato: « Devo adorare Gesù nascosto nel Sacramento, donare tutto a Lui, vivere del Suo amore ».
Hela non veniva trattata come un’estranea ma come un membro di famiglia, tutti le volevano molto bene e la rispettavano perché era laboriosa, allegra, sapeva trattare i bambini, in una parola, aveva tutti i requisiti per essere una buona moglie e madre. Perciò la signora Lipszyc pensò di farla sposare. Tuttavia Elena sentiva di avere il cuore talmente grande da non poterlo soddisfare con nessun tipo di amore umano ma soltanto con l’amore per Dio. Nel suo « Diario » descriverà tutte le cose importanti accadute a Ostròwek: Compresi quanto Dio mi amasse: dall’eternità il Suo amore per me! Fu durante i vespri; con le parole semplici che mi sgorgavano dal cuore, feci a Dio voto di castità perpetua. Da quel momento provai una maggiore intimità con Dio mio Sposo; da quel momento costruii nel mio cuore una celletta dove m’incontravo sempre con Gesù (D. 16).
3. “Ti ho chiamata qui”
Da Ostrówek prendeva il treno per andare a Varsavia a cercare un convento che l’accogliesse ma dovunque bussava veniva rifiutata. Infine capitò alla Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia. Insignificante, un po’ fuori tempo per quanto riguarda l’età, gracilina, domestica di mestiere, senza nemmeno una piccola dote. Niente di speciale beh, debole, povera, senza espressione, niente di promettente. Così parlò di Elena Madre Margherita Gimbutt alla superiora generale Madre Leonarda Cielecka che malvolentieri accettava nella Congregazione persone appartenenti al ceto sociale di Faustina. Madre Michela Moraczewska, superiora della casa di Varsavia, presente durante questo colloquio, disse di voler parlare perso- nalmente con la candidata. Attraverso la porta aperta vide una ragazza modesta e notando il suo vestito un po’ trasandato avrebbe voluto mandarla via subito, ma poi pensò che per amore del prossimo avrebbe dovuto parlarle. Si accorse che la candidata si presentava meglio che a prima vista e pensò di accettarla ma le chiese di domandare prima il parere del Padrone di casa. Elena sentì di doversi recare in cappella. Mentre pregava sentì le parole: Ti accolgo; sei nel Mio Cuore (D. 14). Tornata nel parlatorio ripeté queste parole alla superiora e la superiora replicò: Se ti ha accettata il Signore, t’accetto anch’io (D. 14). Tuttavia la povertà continuava a costituire un ostacolo per poter entrare immediatamente nel convento. La superiora suggerì ad Elena di continuare a lavorare per guadagnare un po’ di soldi per una piccola dote e contemporaneamente di riflettere bene sulla sua vocazione.
Il 1º agosto del 1925, vigilia della festa della Madonna degli Angeli, arrivò il momento desiderato in cui Elena Kowalska varcò la soglia del convento. Mi sentivo infinitamente felice; mi pareva di essere entrata nella vita del paradiso. Dal mio cuore erompeva, unica, una preghiera di gratitudine (D. 17). Già tre settimane più tardi si accorse che nel convento, a suo parere, non c’era abbastanza tempo per pregare e pensò che sarebbe stato meglio trasferirsi in « una congregazione più contemplativa ». Voleva informarne subito la superiora e lasciare la casa ma Iddio predispose le circostanze in modo tale che l’incontro con la superiora non avvenne. Di sera, quando distrutta si ritirò nella propria cella per continuare a pregare stesa per terra a croce, vide il volto di Cristo addolorato e domandò: Chi ti ha causato un simile dolore? E Gesù rispose: Tu mi causerai un simile dolore, se uscirai da questo ordine. È qui che t’ho chiamata e non altrove e ho preparato per te molte grazie (D. 19). Chiese scusa a Gesù e cambiò subito parere.
Già alcune settimane dopo l’arrivo in convento la superiora mandò la postulante Elena insieme alle altre due suore presso la casa di Skolimów nei dintorni di Varsavia, perché si rigenerasse la sua salute danneggiata dai digiuni abbastanza severi, fatti sia in casa che durante il servizio precedente, ed anche dalle forti emozioni spirituali legate tra l’altro al cambiamento dello stile di vita. A Skolimów Elena chiese a Gesù per chi dovesse pregare. In risposta, in una visione del purgatorio conobbe che la sofferenza maggiore delle anime sofferenti in quel luogo nebbioso, invaso dal fuoco è la nostalgia di Dio. Sentì nel fondo dell’anima: La Mia Misericordia non vuole questo, ma lo esige la giustizia (D. 20). Da quel momento in poi Elena pregò con ardore sempre maggiore per le anime sofferenti nel purgatorio per aiutarle e Dio le permetteva una comunione sempre più stretta con loro.
In quel primo periodo della sua vita religiosa era superiora Madre Giovanna Olga Bartkiewicz, che alle giovani postulanti che si preparavano alla vita religiosa mostrava tanto affetto, pur essendo molto esigente e usando la mano forte. Di Elena diceva che possedeva una sua vita interiore speciale e doveva essere un’anima gradita a Gesù. Suor Simona Nalewajk, compagna di postulandato di Elena, presente all’accaduto in cucina con Suor Marciana Oświęcimek e in varie situazioni simili, ammirava Elena, perché accettava tutti i rimproveri e le umiliazioni con umiltà, senza discussione. Scriverà nei suoi ricordi ero meravigliata che una postulante principiante potesse avere già tanto autocontrollo e bontà. Un tale comportamento era dovuto alla sua fede viva e alla preoccupazione di imitare Gesù che si affida al Padre celeste anche sulla croce, mite e umile, amante di tutti gli uomini, paziente, com- prensivo e indescrivibilmente sacrificale per tutta la Sua vita.
Elena passò gli ultimi mesi del postulandato nella casa del noviziato di Cracovia, dove arrivò il 23 gennaio del 1926. In quel periodo fu Maestra del noviziato Madre Margherita Gibutt, una suora dedita alla preghiera, praticante con zelo le mortificazioni, silenziosa e umile, responsabile per le giovani suore che educava soprattutto con l’esempio di vita. Proprio lei preparò Elena alla vestizione e la guidò nei primi mesi del noviziato.
4. “Da oggi ti chiamerai Suor Maria Faustina”
Da oggi non ti chiamerai con il tuo nome di Battesimo ma ti chiamerai Suor Maria Faustina, furono le parole rivolte alla postulante Elena Kowalska dal sacerdote che il 30 aprile del 1926 presiedette la cerimonia della vestizione. Durante la vestizione Elena svenne due volte di seguito. Suor Clemenza Buczek che la aiutava a togliersi il vestito bianco e il velo, pensò che ciò fosse legato alla emozione per l’abbandono del mondo. Invece, come risultò poi, era l’effetto delle sue esperienze mistiche. Nel momento della vestizione Dio le fece conoscere quanto avrebbe sofferto. E Faustina si rese perfettamente conto per che cosa si stava impegnando. Il dolore durò soltanto un minuto, dopo di che Dio inondò la sua anima di una gioia immensa.
Dopo circa due mesi di soggiorno di Suor Faustina nel noviziato cambiò la Maestra (20 giugno 1926): Madre Margherita Gimbutt fu sostituita da Madre Giuseppina Brzoza, preparata a questo compito a Laval, da dove la fondatrice della Congregazione Madre Teresa Eva dei principi Sułkowski contessa Potocka attingeva gli esempi per la vita religiosa e il lavoro apostolico in Polonia. Un profondo sapere e le esperienze personali di Maestra le permettevano di introdurre le novizie nella vita spirituale, insegnando loro una profonda conoscenza di Dio, della preghiera e una ascesi adeguata affinché la loro religiosità non diventasse sentimentale e « morbida » ma solida e conducente all’unione sempre più piena con Dio sulla strada dell’obbedienza, dell’umiltà, dell’amore sacrificale per il prossimo e lo zelo per la salvezza delle anime affidate alle loro cure apostoliche dalla Congregazione. Suor Faustina approfittava diligentemente dalle indicazioni della Maestra adempiendo preci- samente ai doveri a lei affidati. Suor Crescenzia Bogdanek, più anziana di vocazione di Suor Faustina ricorda: Siamo state insieme nel noviziato per un anno e ho potuto constatare anche che Suor Faustina adempiva diligen- temente ai suoi doveri. In quanto novizia più grande mi sono occupata di lei (ero il suo « angelo » religioso). La dovevo introdurre nel ritmo della vita religiosa, ammiravo la sua capacità di capire tutto immediatamente. Non c’era bisogno di ripeterle niente due volte, come di solito accade con le altre novizie. Sul suo viso si rispecchiava sempre una certa gioia pura. In quel periodo Suor Faustina parlava spesso della misericordia Divina, ricorda invece Suor Simona Nalewajka, e io al contrario sottolineavo la giustizia di Dio. Vinceva sempre lei con le sue argomentazioni. Le consorelle, scherzando la chiamavano « avvocatessa, » perché sapeva sempre portare i discorsi sulle verità di Dio. Le volevano bene e perciò durante la ricreazione la circondavano e ognuna voleva essere vicina a Faustina perché i suoi pensieri e discorsi ruotavano sempre intorno a Dio, riuscendo nel contempo ad essere molto allegra.
Questa sua gioia si spense un po’ verso la fine del primo anno di noviziato quando nella sua vita cominciò un periodo di esperienze spirituali molto dolorose, definite come « notti passive »: Verso la fine del primo anno di noviziato, cominciò a farsi scuro nella mia anima. Non provo alcuna soddisfazione nella preghiera; la meditazione per me è una grande fatica; la paura comincia ad impossessarsi di me. Penetro a fondo nel mio intimo e non vi scorgo nulla, all’infuori di una grande miseria. Vedo anche chiaramente la grande santità di Dio; non oso alzare gli occhi fino a Lui, ma mi prostro nella polvere ai Suoi piedi e mendico la Sua Misericordia. Qualunque cosa legga, non la comprendo; non sono in grado di meditare. Mi sembra che la mia preghiera non sia gradita a Dio. Quando mi accosto ai santi Sacramenti, mi pare di offendere ancor di più Dio. Il confessore però non mi ha permesso di tralasciare nemmeno una sola volta la S. Comunione. Dio operava in modo singolare nella mia anima. Non capivo assolutamente nulla di quello che mi diceva il confessore. Le più semplici verità della fede mi erano divenute del tutto incomprensibili. La mia anima si tormentava non trovando soddisfazione da nessuna parte. In un certo momento mi venne una forte idea di essere respinta da Dio. Questo pensiero spaventoso mi trafisse l’anima da parte a parte; per questa sofferenza la mia anima cominciò ad agonizzare. Volevo morire e non potevo (D. 23).
In queste esperienze molto dolorose Suor Faustina fu aiutata non soltanto dal confessore, ma anche e soprattutto dalla Maestra del noviziato che, oltre ad aver riconosciuto perfettamente lo stato d’animo della sua novizia, cosa per nulla facile, seppe usare i mezzi adatti alla circostanza. Suggerì di recitare anziché le lunghe preghiere che esigevano una concentrazione e un impegno maggiore, le giaculatorie, per sottomettersi in tal modo alla volontà di Dio. Spiegò che Dio è sempre Padre, anche se la faceva soffrire e che quelle sofferenze dovevano preparare la sua anima all’unione più stretta con Lui.
In quelle notti buie dello spirito c’erano momenti di luce e di gioia, quando Dio le faceva sentire il proprio amore oppure quando le veniva in soccorso la Madonna. Un tale momento si ripeté anche alla festa dei primi voti, presieduta il 30 aprile del 1928 dal vescovo Stanislao Respond. Al convento di Cracovia-Łagiewniki arrivarono anche i genitori di Suor Faustina. Fu il loro primo incontro da quando Suor Faustina aveva lasciato la sua casa per lavorare a Łodź. La videro molto allegra e felice. Vedi papà, disse Faustina al padre, che così fortemente si era opposto alla sua entrata nel convento, Colui al quale ho fatto il giuramento è mio sposo e tuo genero. Un tale argomento e la felicità della figlia convinsero i genitori e da quel momento in poi accettarono la sua vita nel convento.
Dopo i primi voti, Suor Faustina rimase per alcuni mesi a Cracovia. Nell’ottobre del 1928 nella Congregazione ebbe luogo il capitolo generale nel quale alla Madre Michaela Moraczewska fu affidato l’incarico di superiora generale. Proprio lei, in qualità di superiora della casa in via Zytnia a Varsavia, aveva accolto nella Congregazione Elena Kowalska e per i primi mesi del postulandato era stata la sua superiora. Da quell’anno fino alla morte di Suor Faustina fu la sua superiora generale che decideva non soltanto del suo lavoro e del posto di residenza ma partecipava anche alla missione affidata a Faustina da Dio. Madre Michaela, che appartiene ai personaggi illustri della Congregazione, era una persona colta (diplomata al conservatorio, conosceva alcune lingue) e di grande spiritualità (offrì la sua vita per la salvezza delle anime), per 18 anni guidò la vita spirituale e apostolica di tutta la Congregazione, il cui timone, dopo le visioni di Suor Faustina, consegnò nelle mani di Maria, Madre della Misericordia in quanto celeste superiora generale. Suor Faustina aveva una grande fiducia in lei, e questo l’aiutava molto nella realizzazione della sua vocazione. Fu una persona provvidenziale nel discerni- mento della missione profetica di Suor Faustina.
Nei primi anni dello juniorato, quindi dopo la prima professione religiosa, Suor Faustina lavorò in diverse case della Congregazione. All’inizio del 1929 partì per Wilno per sostituire Suor Petronella Bassura che partiva per la terza probazione, dopo tornò in via Zytnia a Varsavia per lasciarla nuovamente e recarsi in una casa della Congregazione che stava nascendo nel quartiere Gróchow in via Hetmańska. Lo stesso anno partì ancora una volta per Kiekrz presso Poznań per sostituire in cucina Suor Modesta Rzeczkowska malata. Nel dicembre dello stesso anno tornò di nuovo a Varsavia in via Zytnia ma non per molto tempo. Le cose si mettevano in modo tale, – spiegava la causa dei trasferimenti frequenti di Faustina la superiora generale, Madre Michaela Moraczewska, – da dover spostare Suor Faustina sempre in case diverse in modo che ha lavorato quasi in tutte le case della Congregazione. E così dopo un breve soggiorno a Varsavia presso via Zytnia e nel quartiere Grochòw, fu trasferita nuovamente a Płock e da lì per un breve periodo a Biala che è la succursale estiva della casa di Płock. Il suo impiego principale a Płock, fino alla terza probazione, fu il lavoro di commessa nel panificio.
5. “Dipingi un’immagine”
Proprio nel convento di Płock, dove Suor Faustina arrivò nel maggio o nel giugno del 1930, cominciò la sua grande missione profetica. Era la domenica del 22 febbraio del 1931. Entrando di sera nella sua cella Faustina vide con i propri occhi il Signore Gesù in una veste bianca. Aveva la mano destra alzata nel gesto di benedizione e con la mano sinistra toccava la veste sul petto da dove scaturivano due raggi, uno rosso e l’altro pallido. Dopo un attimo, Gesù disse a Faustina: Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto la scritta: Gesù confido in Te! Desidero che questa immagine venga venerata prima nella vostra cappella, e poi nel mondo intero. Prometto che l’anima, che venererà quest’immagine, non perirà. Prometto pure già su questa terra, ma in particolare nell’ora della morte, la vittoria sui nemici. Io stesso la difenderò come Mia propria gioia (D. 48-49).
Raccontò dell’accaduto subito, durante la prima confessione, ma il sacerdote le consigliò di dipingere l’immagine di Gesù nel proprio cuore. Mentre si allontanava dal confessionale il Signore le spiegò: La mia immagine c’è già nella tua anima. Io desidero che vi sia una festa della Misericordia. Voglio che l’immagine, che dipingerai con il pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica dev’essere la festa della Misericordia. Desidero che i sacerdoti annuncino la Mia grande misericordia per le anime dei peccatori. Il peccatore non deve avere paura di avvicinarsi a Me. Le fiamme della Misericordia Mi divorano; voglio riversarle sulle anime degli uomini (D. 49-50). Rassicurata da Gesù che si trattava di un’immagine materiale, ne informò la superiora Suor Rosa Kłobukowska, che pretese un segno che confermasse la veridicità delle visioni. Gesù disse a Suor Faustina che avrebbe dato un segno tramite l’immagine attraverso la quale avrebbe elargito le grazie. Suor Faustina non sapeva dipingere ma volendo eseguire il desiderio di Gesù chiese aiuto a Suor Bożena Pniewska. Non sapendo dipingere e non sapendo che si trattasse dell’immagine di un altro tipo ho proposto di farle scegliere una delle belle immaginette che avevo. Mi ha ringraziato per questa proposta e non l’ha accettata, raccontò Suor Bożena Pniewska.
Nel convento di Płock cominciò a spargersi la voce della visione di Suor Faustina. Le consorelle iniziarono a trattarla con un certo scetticismo, alcune la mettevano in guardia dalle illusioni, altre la consideravano isterica e fanatica, ma c’erano anche le suore che affermavano che doveva essere vicina a Gesù, visto che sopportava tanta sofferenza in pace. Suor Faustina scrisse nel « Diario »: Decisi però di sopportare tutto in silenzio e di non dare spiegazioni quando mi venivano rivolte le domande. Alcune suore erano irritate dal mio silenzio, specialmente le più curiose; le altre, più riflessive dicevano: Di certo Suor Faustina dev’essere molto vicino a Dio, dato che ha la forza di sopportare tante sofferenze. E vedevo davanti a me quasi due file di giudici. Mi preoccupai di avere il silenzio interno ed esterno. Non dicevo nulla che riguardasse la mia persona, sebbene venissi interrogata diretta- mente da alcune suore. La mia bocca si chiuse. Soffrii come una colomba senza lamentarmi (D. 126).
La più grande sofferenza gliela procurava l’incertezza circa la pro- venienza delle visioni. Le superiore la inviavano dai sacerdoti e i sacerdoti la rimandavano alle superiore. Suor Faustina desiderava che qualche sacerdote risolvesse autorevolmente questo problema definitivamente dicendo una parola sola: Stai tranquilla, sei sulla buona strada (D. 127). In questa situazione cercò di evitare il Signore e quando Lui appariva diceva: Gesù, sei Tu il mio Dio o sei un fantasma? Le superiore infatti mi dicono che capitano illusioni e fantasmi di vario genere. Se sei il mio Signore Ti prego di benedirmi. Allora Gesù fece un gran segno di croce su di me e io mi segnai. Quando chiesi perdono a Gesù per quella domanda, Gesù mi rispose che con quella domanda non gli avevo recato alcun dispiacere e il Signore mi disse inoltre che la mia fiducia Gli piaceva molto (D. 54).
La mancanza di un direttore spirituale fisso e l’impossibilità di svolgere i compiti assegnati provocavano la voglia di liberarsi da queste ispirazioni soprannaturali, ma Gesù spiegava pazientemente la grandezza dell’opera alla quale l’aveva predestinata dicendo che, se trascurava l’esecuzione dell’immagine e l’opera della misericordia, avrebbe risposto per un gran numero di anime nel giorno del giudizio. Queste parole incutevano nella sua anima un grande timore. Si rese conto di rispondere non soltanto per la sua salvezza ma anche per la salvezza delle altre persone. Perciò decise di fare tutto il possibile chiedendo a Gesù di elargirle le grazie necessarie per adempiere la Sua volontà oppure di elargire queste grazie a qualcun altro perché lei le sprecava soltanto.
Nel novembre del 1932 Suor Faustina lasciò Płock recandosi a Varsavia per la così detta terza probazione, in preparazione dei voti perpetui. Poiché in quell’anno non aveva ancora partecipato agli esercizi spirituali, le superiore la mandarono prima alla casa della Congregazione a Walendów dove erano appena cominciati gli esercizi spirituali annuali di otto giorni sotto la guida di Padre Edmondo Elter, gesuita, professore di etica, omiletica e retorica all’Università Gregoriana di Roma. Preparata per questi esercizi da Gesù, sapeva che il secondo giorno doveva accostarsi alla confessione e raccontare al sacerdote tutti i suoi dubbi relativi alle visioni, e che dalla sua bocca avrebbe ottenuto la conferma circa la provenienza soprannaturale della missione affidata. Prima di questa confessione decisiva nella sua vita, combatté una dura lotta spirituale. Dopo gli esercizi, piena di gratitudine e di gioia spirituale, tornò a Varsavia per preparasi durante la terza probazione, sotto la guida della Madre Margherita Gimbutt insieme alle altre due suore, ai voti perpetui. Questo periodo di cinque mesi fu pieno innanzitutto di preghiera, di un lavoro intenso su se stessa, di conferenze della Maestra e di lavori che non la assorbivano spiritualmente.
Verso la fine di aprile del 1932 arrivò a Cracovia per gli esercizi spirituali di otto giorni e per i voti perpetui. Il suo cuore era pieno di una grande gioia e gratitudine per la grazia della vocazione. Dio le fece conoscere la grandezza del Suo amore che è eterno, grande e disinteressato. Quando penso che fra qualche giorno devo diventare una cosa sola con il Signore per mezzo dei voti perpetui, una gioia così inconcepibile inonda la mia anima che non riesco assolutamente a descriverla (D. 231). Il 1º maggio 1933 il vescovo Stanislao Respond presiedette la cerimonia dei voti perpetui. Suor Faustina raccomandava a Gesù tutta la santa Chiesa, la sua Congregazione, la famiglia, tutti i peccatori, gli agonizzanti e le anime sofferenti nel purgatorio. Ringraziava per la dignità incomprensibile di diventare la Sposa del Figlio di Dio e per gli stemmi Divini: la spada, la croce e la corona di spine che da quel giorno in poi la dovevano addobbare. Chiedeva un aiuto particolare alla Madonna. O Madre di Dio, Maria Santissima, Madre Mia, Tu ora sei mia Madre in modo particolarissimo e questo perché il Tuo amato Figlio è mio Sposo e quindi siamo entrambi figli Tuoi. Per riguardo verso il Figlio devi amarmi. O Maria, Madre mia amatissima, dirigi la mia vita interiore in modo che sia gradita al Figlio Tuo (D. 240). Accettò dalle mani del vescovo la candela come segno dell’illuminazione celeste e dell’amore acceso e la fede con il nome di Gesù. Da quel momento in poi la sua comunione con Dio fu così stretta come mai prima. Sentiva di amare Dio e di essere amata.
6. I sogni realizzati
Dopo i voti perpetui Suor Faustina rimase a Cracovia ancora un mese. Prima di partire per Wilno, il 27 maggio 1933, chiese consiglio al Padre Giuseppe Andrasz S.I. che, come in precedenza Padre Edmondo Elter, la confermò circa l’autenticità delle visioni ordinando fedeltà alla grazia di Dio e obbedienza. Le dispiaceva di abbandonare il convento dove aveva sperimentato tante grazie e dove si sentiva sicura sotto gli occhi esperti del confessore, ma Gesù la rassicurava della Sua presenza e ricordava di averle promesso un sacerdote che l’avrebbe aiutata ad adempire la volontà di Dio.
A Vilnius Suor Faustina doveva lavorare nel giardino anche se non aveva fatto mai prima la giardiniera. Accettò la volontà di Dio nello spirito della fede e dell’obbedienza, fiduciosa che il Signore l’avrebbe aiutata e diretta verso le persone che le avrebbero spiegato come fare per coltivare nel giardino i fiori più belli, le verdure e la frutta migliore. Questa però non fu la sua maggiore preoccupazione; il suo problema più grande era come adempiere la missione affidatale da Gesù. Aspettava il sacerdote promesso e la possibilità di adempiere alla volontà di Dio legata all’esecuzione dell’immagine di Gesù Misericordioso È giunta la settimana della confessione e ho visto con gioia quel Sacerdote, che avevo conosciuto prima di venire a Wilno. L’avevo conosciuto in visione. All’improvviso sentii nell’anima queste parole: Ecco il Mio servo fedele, egli ti aiuterà a fare la Mia volontà qui sulla terra. Io però non mi sono fatta conoscere da lui, come desiderava il Signore (D. 263). Questo sacerdote risultò Padre Michele Sopoćko, professore di teologia pastorale alla Facoltà di Teologia presso l’Università Stefan Batory di Vilnius, di materie pedagogiche presso le Magistrali, padre spirituale nel Seminario arcidiocesano, confessore in molte Congregazioni e tra esse confessore settimanale delle suore della Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia.
Padre Sopoćko, in quanto confessore esperto e direttore spirituale, cercava di conoscere meglio prima la sua penitente per escludere che fosse affetta da illusioni o allucinazioni o che le sue fossero fantasticherie che potevano provenire dalla natura umana. Chiese consiglio alla Madre Irene Krzyżanowska e suggerì che Suor Faustina fosse sottoposta ad esame medico fisico e mentale. Dopo aver ricevuto pareri sotto tutti i punti di vista positivi e dopo l’opinione favorevole della dott.ssa Elena Maciejewska circa la sanità mentale di Suor Faustina, Padre Sopoćko aspettò ancora per un bel po’, dubitando, riflettendo, pregando, consigliandosi con sacerdoti illuminati e conservando una piena discrezione circa il contenuto delle visioni e la persona della sua penitente. Infine, come confessò lui stesso: Guidato più dalla curiosità di quale immagine si trattasse che dalla convinzione della veridicità delle visioni di Suor Faustina, ho deciso di eseguire quest’immagine. Mi sono messo d’accordo con il pittore Eugenio Kazimirowski, residente nella mia palazzina, che per una certa somma di denaro si è impegnato ad eseguire l’immagine, e con la superiora che ha permesso a Suor Faustina di fare visita al pittore due volte a settimana per spiegargli come doveva essere questa immagine.
L’esecuzione della prima immagine cominciò, con grande discrezione, all’inizio di gennaio del 1934. Madre Irene Krzyżanowska raccontò: Circa le esperienze interiori di Suor Faustina, ogni sabato mattina andavamo insieme alla Santa Messa presso Ostra Brama e dopo la Santa Messa andavamo dal pittore al quale Suor Faustina dava le informazioni precise su come doveva dipingere l’immagine del Signore Gesù Misericordioso. L’artista faceva tutto il possibile per accontentare tutte le esigenze di Suor Faustina.
La riproduzione pittorica della visione di Suor Faustina avvenuta tre anni prima a Plock provocava alcune domande fondamentali che Padre Sopoćko poneva a Suor Faustina e che lei con la semplicità del cuore presentava a Gesù. Il Mio sguardo da quest’immagine è tale e quale al Mio sguardo dalla croce (D. 326). I due raggi rappresentano il Sangue e l’Acqua. Il raggio pallido rappresenta l’Acqua che giustifica le anime; il raggio rosso rappresenta il Sangue che è la vita delle anime (D. 299). Anche il contenuto della scritta faceva venire i dubbi. Allora Padre Sopoćko disse a Suor Faustina di chiedere spiegazioni a Gesù. Gesù mi ricordò quello che mi aveva detto la prima volta e cioè che queste tre parole dovevano essere messe in evidenza. Le parole sono: Jezu ufam Tobie. Gesù confido in Te (D. 327).
Dopo alcuni mesi, nel giugno del 1934, l’esecuzione dell’immagine si avvicinava alla fine. Tuttavia Suor Faustina non ne era soddisfatta, anche se Padre Sopoćko e il pittore cercavano di fare di tutto per riprodurre fedelmente la visione di Gesù. Suor Faustina dopo essere tornata nella sua cella si lamentò con Gesù: Chi può dipingerTi bello che sei? Come risposta sentii le parole: Non nella bellezza dei colori né del pennello sta la grandezza di questa immagine, ma nella Mia grazia (D. 313).
Dopo la conclusione del lavoro, Padre Sopoćko sistemò l’immagine in un corridoio buio del convento delle Suore bernardine presso la chiesa di San Michele di cui era rettore. L’immagine aveva un contenuto nuovo e perciò non la potevo appendere nella chiesa senza il permesso dell’arcivescovo, mi sentivo a disagio di domandarlo e ancora di più raccontare della provenienza di questa immagine. Suor Faustina, sollecitata da Gesù, chiese di sistemare l’immagine nella chiesa. La Settimana Santa del 1935 dichiarò al Padre Sopoćko che Gesù chiedeva con decisione ed esigeva che l’immagine fosse sistemata per tre giorni presso Ostra Brama, dove durante la domenica in Albis (la prima domenica dopo Pasqua) ci sarebbe stato il triduo per la conclusione del Giubileo della Redenzione del mondo. Ho saputo presto del triduo durante il quale, su richiesta del canonico, parroco di Ostra Brama, Padre Stanislao Zawadzki, dovevo pronunciare un’omelia. Ho acconsentito a condizione che questa immagine fosse sistemata in fondo al chiostro dove si presentava imponente attirando l’attenzione di tutti, più dell’immagine stessa della Madonna.
In quei giorni la gioia riempì il cuore di Suor Faustina, perché aveva potuto realizzare il desiderio di Gesù: infatti l’immagine della Misericordia fu esposta alla venerazione pubblica nel luogo più significativo di Vilnius, nel santuario della Madonna di Ostra Brama e nel giorno da Gesù stabilito per la Festa della Divina Misericordia. Padre Sopoćko tenne un’omelia sulla misericordia di Dio durante la quale Suor Faustina vide Gesù dell’immagine assumere la forma vera e i raggi penetrare i cuori delle persone presenti alla festa, rendendole felici. Il Signore rivolse in quell’occasione le seguenti parole a Suor Faustina: Tu sei testimone della Mia Misericordia. Starai per i secoli davanti al Mio trono come viva testimone della Mia Misericordia (D. 417).
7. I nuovi compiti
La gioia dell’adempimento dei desideri di Gesù, ell’esecuzione della Sua immagine e della sua esposizione alla venerazione pubblica la prima domenica dopo Pasqua nella progettata Festa della Divina Misericordia non ebbe una lunga durata, perché già nel maggio del 1935 Suor Faustina avvertì istintivamente che la aspettavano nuovi compiti di cui aveva molta paura. Una volta, quando invece di pregare interiormente cominciò la lettura di un libro spirituale, sentì nell’anima le parole: Preparerai il mondo alla Mia ultima venuta (D. 429). Queste parole la impressionarono fino in fondo ed anche se fece finta di non sentirle, le capì bene ma non disse per il momento niente a nessuno.
Durante la Festa di Pentecoste, il 9 giugno del 1935, di sera, mentre si trovava in giardino, il Signore Gesù le affidò un altro compito: Unitamente alle tua compagne, dovrai impetrare la Misericordia per voi stesse e per il mondo (D. 435). Come i profeti biblici, cominciò ad elencare i suoi impedimenti e a cercare scuse affermando di essere incapace a svolgere quell’opera. Gesù, malgrado tutto ciò, non ritirò il Suo ordine ma la incoraggiò dicendo: non temere; Io stesso provvederò a tutto quello che ti manca (D. 435). Tuttavia non fu sicura di aver capito bene se le parole di Gesù intendessero di fondare una nuova congregazione, né aveva ricevuto un ordine preciso di informare di questo il confessore; perciò tacque per i successivi venti giorni. Soltanto durante il colloquio con il direttore spirituale, Padre Michele Sopocko rivelò che Iddio esige che ci sia una congregazione che annunci la Misericordia di Dio al mondo e la impetri per il mondo (D. 436). Durante questo colloquio vide Gesù che confermò la Sua volontà dicendo: desidero che ci sia una tale congregazione. Suor Faustina ripeteva inutilmente di non essere in grado di adempiere questo compito. Il giorno dopo, durante la Santa Messa vide Gesù che un’altra volta le ripeté di desiderare quell’opera, che doveva essere realizzata al più presto possibile. Dopo la santa Comunione, in un esperienza mistica, Suor Faustina ricevette la benedizione della Santissima Trinità che fu per lei di un tale aiuto che niente le sembrò difficile e acconsentì con un atto a realizzare quella volontà di Dio, anche se si rendeva conto di quanto avrebbe dovuto soffrire per quella causa.
Il venerdì 13 settembre del 1935, Suor Faustina ebbe nella sua cella la visione di un angelo che per ordine di Dio doveva punire la terra. Quando vide questo segno dell’ira di Dio chiese all’angelo di aspettare un po’ perché il mondo avrebbe fatto penitenza, ma quando si presentò davanti alla maestà della Santissima Trinità non osò ripetere questa implorazione. Soltanto quando avvertì nella sua anima la potenza della grazia di Gesù cominciò a supplicare Dio con le parole che sentiva interiormente e che facevano parte della Coroncina alla Divina Misericordia. Allora vide l’impotenza dell’angelo che non aveva potuto infliggere una pena giusta per i peccati degli uomini. Il giorno dopo, di mattina, quando entrò nella cappella il Signore le spiegò una volta ancora in che modo recitare la stessa preghiera sul rosario normale. Prima reciterai il Padre nostro, l’Ave Maria ed il Credo; poi sui grani del Padre Nostro, dirai le parole seguenti: Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Nostro Signore Gesù Cristo in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero. Sui grani delle Ave Maria reciterai le parole seguenti: Per la Sua dolorosa Passione abbi misericordia di noi e del mondo intero. Infine reciterai tre volte queste parole: Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale: abbi pietà di noi e del mondo intero (D. 476). Questa preghiera va recitata per placare l’ira di Dio.
Nelle visioni successive il Signore tramandò a Suor Faustina le grandi promesse legate alla recita fiduciosa della Coroncina, promise la grazia di una morte felice e tranquilla non soltanto a coloro che da soli reciteranno la Coroncina ma anche ai moribondi accanto ai quali gli altri pregheranno con le sue parole: Anche se si trattasse del peccatore più incallito se recita questa coroncina una volta sola, otterrà la grazia dalla Mia infinita Misericordia (D. 687). Per la recita di questa coroncina Mi piace concedere tutto ciò che Mi chiederanno (D. 1541). Queste e altre promesse del Signore si avverano soltanto quando le pratiche da Lui indicate scaturiscono da un atteggiamento interiore di affidamento a Dio e sono unite all’amore attivo del prossimo.
Nel periodo del soggiorno a Vilnius il Signore tornò al problema dell’istituzione nella Chiesa della Festa della Divina Misericordia. Ricordò a Suor Faustina di desiderare che questa festa fosse celebrata la prima domenica dopo Pasqua, perché le anime periscono malgrado la Sua passione amara. Questo giorno doveva essere la fuga e il rifugio per tutte le anime e in modo particolare per i poveri peccatori. In quel giorno sono aperte le viscere della Mia Misericordia, riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della Mia Misericordia. L’anima che si accosta alla confessione ed alla santa Comunione, riceve il perdono totale delle colpe e delle pene. In quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine. Nessuna anima abbia paura di accostarsi a Me, anche se i suoi peccati fossero come lo scarlatto (D. 699). I sacerdoti devono pronunciare in quel giorno le omelie sull’amore misericordioso di Dio per l’uomo, far nascere nei loro cuori la fiducia verso di Lui e, grazie a ciò, rendere possibile attingere le grazie dalla sorgente della misericordia Divina. L’umanità non troverà pace finché non si rivolgerà alla sorgente della Mia Misericordia – disse Gesù a Suor Faustina.
8. Le notti buie
Insieme a un nuovo compito nella vita di Suor Faustina si delineò un’altra tappa di purificazioni dolorose chiamate notti passive dello spirito. Lo sfondo e lo strumento attraverso il quale il Signore realizzava quest’opera nella sua anima fu la radicalizzazione dell’idea di una nuova congregazione. Suor Faustina inizialmente credette che Gesù volesse da lei l’abbandono della sua Congregazione e la fondazione di un convento contemplativo. Il 21 marzo del 1934 era partita con questa intenzione da Vilnius. Sulla strada per Walendów si fermò a Varsavia dove ebbe l’occasione di parlare con la superiora generale, Madre Michaela Moraczewska, che stimava molto. La Madre Generale dopo aver ascoltato Suor Faustina disse che a suo parere, per il momento, la volontà di Dio era che Suor Faustina rimanesse nella propria Congregazione perché in essa aveva pronunciato i voti perpetui; espresse anche la convinzione che l’opera della misericordia assegnata da Gesù doveva essere molto bella, viste le proteste insistenti di Satana; consigliò di non avere fretta con la fondazione di una nuova Congregazione perché, se in realtà l’opera proveniva da Dio, con il tempo si sarebbe cristallizzata e si sarebbe realizzata.
Dopo un soggiorno di alcune settimane a Walendów si recò nella casa della Congregazione a Derdy distante un chilometro, dove preparava da mangiare per alcune sorelle e per più di trenta educande. Ricorda Suor Serafina Kukulska: Aveva come aiuto in cucina una ragazza neofita di modi molto sgarbati con la quale nessuno voleva collaborare e proprio questa ragazza lavorando con Suor Faustina cambiò tanto che non la si riconosceva più. Allo stesso modo influenzava silenziosamente le anime peccatrici. Suor Faustina aveva a Derdy così pochi impegni da farle sembrare il soggiorno in questa casa una vacanza. Doveva dormire due ore di pomeriggio, poteva svolgere alcuni esercizi spirituali nella foresta e così poter respirare l’aria pulita e fresca. Sentiva che in questo posto si rinforzavano le sue forze fisiche molto precarie. Tuttavia ben presto dovette partire per Cracovia dove c’erano condizioni migliori per poter curare la tubercolosi. All’arrivo in questa casa Suor Faustina univa la speranza all’adempimento definitivo della volontà di Dio relativa alla fondazione di una nuova Congregazione.
Sapeva già che quella « congregazione » doveva essere una grande opera nella Chiesa, composta da una congregazione maschile e una femminile e da persone laiche. Informò di questo Padre Sopoćko già nel marzo del 1936. Padre Sopoćko, tuttavia, era convinto che il suo ruolo in quell’opera sarebbe stato la fondazione di una congregazione contemplativa. Dopo l’arrivo a Cracovia, Suor Faustina incontrò P. Andrasz che le ordinò di pregare fino alla festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, di aggiungere qualche mortificazione e promise di darle una risposta al riguardo proprio in quel giorno. Tuttavia Suor Faustina, sollecitata interiormente non aspettò quella festa, ma dopo la confessione settimanale dichiarò al Padre Andrasz di aver deciso di abbandonare la Congregazione. Il confessore di Cracovia rispose che, visto che Suor Faustina aveva preso la decisione da sola, doveva allora prendere su di sé anche tutta la responsabilità. Faustina inizialmente si rallegrò molto del fatto di abbandonare la Congregazione, ma il giorno dopo la assalirono i dubbi e una grande oscurità; si sentì abbandonata dalla presenza di Dio e decise di aspettare prima di prendere una decisione fino al prossimo incontro con il confessore.
La Madre Generale, che già non aveva acconsentito all’abbandono della Congregazione mettendola in guardia dalle illusioni e dalle decisioni affrettate, quando andò a visitare la casa di Cracovia, disse: Finora, sorella, l’ho sempre trattenuta, ma ora la lascio libera. Se vuole, sorella, può lasciare la Congregazione e se vuole può restare (D. 1115). Decise di andar via e di chiedere al Santo Padre la dispensa dai voti. Ma anche questa volta fu assalita da una tale oscurità da tornare nella stanza della Madre Generale e di raccontarle i suoi tormenti e le sue lotte.
Questa fu l’ultima prova dell’abbandono della Congregazione, ma la lotta spirituale continuava ancora. Il mio tormento nessuno lo immagina né lo comprende, né io sono in grado di descriverlo, né vi può essere una sofferenza più grande di questa. I tormenti dei martiri non sono maggiori, poiché la morte in questi momenti per me sarebbe un sollievo, e non so a cosa paragonare questa tribolazione, questa agonia dell’anima senza fine (D. 1116). Nel fuoco della lotta spirituale si purificava la sua anima. La ragione, la volontà, la memoria e i sentimenti, tutti i sensi, in una armonia sempre maggiore si sottomettevano a Dio e preparavano l’anima a una piena unione con Lui. Dio non ci mette mai davanti a prove che superino le nostre forze, diceva Suor Faustina; se le sofferenze sono grandi, grande è anche la grazia di Dio. Nell’oscurità delle notti passive Dio le donava momenti di respiro e di gioia immensa. Improvvisamente vidi Gesù che mi disse queste parole: Adesso so che non Mi ami per le grazie né per i doni, ma perché la Mia volontà ti è più cara della vita. Per questo Mi unisco a te così intimamente come con nessun’altra creatura. In un momento Gesù scomparve. La presenza di Dio inondò la mia anima; so di essere sotto lo sguardo di un Sovrano. M’immersi tutta nella gioia che proviene da Dio, senza alcun interruzione (D. 707-708).
Nel giugno del 1937 descrisse nel “Diario” la forma definitiva dell’opera: una, ma in tre diramazioni: la prima costituita dalle anime separate dal mondo che dovevano consumarsi in sacrificio davanti alla maestà Divina, impetrare la misericordia per il mondo e prepararlo per la seconda venuta di Cristo. La seconda doveva esser costituita dalle congregazioni attive che uniscono la preghiera alle opere di misericordia rendendo presente in un mondo pieno di egoismo l’amore misericordioso di Dio. Alla terza dovevano appartenere tutte quelle le persone che attraverso una testimonianza quotidiana della misericordia verso il prossimo, con la parola, con la preghiera e con l’azione per amore di Gesù avrebbero adempiuto ai compiti di quest’opera.
La realizzazione di questo compito non soltanto avrebbe procurato a Suor Faustina grandissime sofferenze ma l’avrebbe condotta ad una piena unione con Gesù, al così detto fidanzamento e sposalizio mistico. Le facoltà dell’anima, purificate nelle notti passive dello spirito non costituivano più nessun ostacolo: la ragione e la volontà desideravano soltanto Dio e ciò che Egli desidera. Il Signore la conduceva nel mondo dell’unione sempre più intima con Lui e la preparava alla grazia dello sposalizio mistico: In quell’istante la luce divina penetrò in me: mi sentii proprietà esclusiva di Dio e sperimentai la massima libertà di spirito, di cui prima non avevo nemmeno l’idea (D. 1681). Ora, soltanto un velo sottilissimo delle fede la divideva da una tale unione con Dio che è di partecipazione dei santi nel cielo.
9. “Ti mando al mondo intero”
Nel convento di Cracovia finisce la trasmissione a Suor Faustina della missione profetica. Nell’ottobre del 1937 Gesù trasmette a Suor Faustina un’altra forma del culto della Misericordia Divina. Alle tre del pomeriggio implora la Mia Misericordia specialmente per i peccatori e sia pure per un breve momento immergiti nella Mia Passione, particolarmente nel Mio abbandono al momento della morte. È un’ ora di grande Misericordia per il mondo intero (D. 1320). Nella visione seguente Gesù spiegò anche le modalità della prassi di questa forma di culto. Se puoi, disse a Faustina, in quell’ora cerca di fare la Via Crucis, se i tuoi impegni lo permettono e se non puoi fare la Via Crucis, entra almeno per un momento in cappella e onora il Mio Cuore che nel SS.mo Sacramento è pieno di Misericordia. E se non puoi andare in cappella, raccogliti in preghiera almeno per un breve momento là dove ti trovi. Alla preghiera fiduciosa alle tre del pomeriggio rivolta a Gesù per i meriti della Sua passione è legata la promessa di ogni grazia che si può ottenere per sé e per gli altri, ovviamente se essa è conforme alla volontà di Dio. In quell’ora otterrai tutto per te stessa e per gli altri; in quell’ora fu fatta grazia al mondo intero, la Misericordia vinse la giustizia (D. 1572), Gesù assicurò Suor Faustina.
A Cracovia Suor Faustina continuava a scrivere il suo diario annotando non soltanto le parole di Gesù e le esperienze mistiche straordinarie, ma anche le bellissime meditazioni sulla misericordia Divina. Durante la malattia, i due ricoveri all’ospedale di Prądnik, durati più di otto mesi, facilitarono la stesura del diario e perciò a Cracovia nacque la maggior parte delle sue riflessioni spirituali. In quel periodo Suor Faustina su ordine del suo direttore spirituale di Vilnius cominciò a sottolineare le parole di Gesù.
Per tutto il “Diario” come un ritornello si ripete la richiesta di Gesù di proclamare al mondo la Sua misericordia. Molte volte Suor Faustina sentiva questa esortazione: Scrivi… parla al mondo della Mia Misericordia, del Mio amore. Le fiamme della Misericordia mi bruciano, desidero riversarle sulle anime degli uomini. Oh, che dolore mi procurano quando non vogliono accettarle! Fa quanto è in tuo potere per la diffusione del culto della Mia Misericordia, Io completerò quello che ti manca. Di’ all’umanità sofferente che si stringa al Mio Cuore misericordioso e Io li colmerò di pace. Figlia Mia, di’ che sono l’amore e la Misericordia in persona (D. 1074).
Questo compito è particolarmente importante, visto che Gesù ha allegato ad esso grandi promesse: Le anime che diffondono il culto della Mia Misericordia, le proteggo per tutta la vita come una tenera madre protegge il suo bimbo ancora lattante, e nell’ora della morte non sarò per loro Giudice ma Salvatore misericordioso (D. 1075). Ha promesso una grazia speciale ai sacerdoti che proclameranno la verità sull’amore misericordioso di Dio per l’uomo; benedicendo le loro parole e donando ad esse un grande potere atto a scuotere anche i peccatori più accaniti.
Suor Faustina adempiva a questo compito non soltanto attraverso la testimonianza della propria vita oppure la stesura del diario in cui svelò la ricchezza straordinaria dell’amore misericordioso di Dio per ogni uomo, ma anche nei contatti quotidiani con il prossimo. Suor Eufemia ricorda: un giorno mentre lavoravo nella panetteria e sbucciavo le mele è passata Suor Faustina. Suor Faustina si è avvicinata da dietro ed ha abbracciato me e un’altra suora mettendo la sua testa in mezzo alle nostre. Allora Suor Amelia che aveva una coscienza molto sensibile domandò cosa fare allorché, pur sforzandosi, durante le settimana si fossero fatti tanti peccati. Suor Faustina rispose: Attraversando per tutta la settimana il cortile lo si sporca, per forza ma quando arriva il sabato lo si scopa, lo si lava e diventa nuovamente pulito. Così anche noi ci accostiamo alla confessione e le nostre anime diventano pulite perciò non dobbiamo preoccuparci. Ci penserà il Signore. Nei contatti quotidiani Suor Faustina seppe interpretare le diverse difficoltà nello spirito della fede viva e vedere in tutte la bontà di Dio. Parlava spesso alle suore e alle educande dell’amore di Dio per gli uomini e dell’immenso valore di fare il bene al prossimo. Una volta, passando davanti alla cappella, disse a Suor Damiana Ziòłek: Ho sentito che il Signore disse che al giudizio universale giudicherà il mondo soltanto dalla misericordia perché Dio è la Misericordia stessa… e se uno farà la misericordia o la trascurerà… si giudicherà da solo.
L’invito a proclamare l’amore misericordioso di Dio per l’uomo è, come le disse Gesù, l’ultima tavola di salvezza per molte anime che periscono malgrado la Sua passione amara. È anche la via per raggiungere la pace nei cuori umani e tra i popoli: L’umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla Mia Misericordia (D. 300). Deve inoltre preparare il mondo alla Sua seconda venuta sulla terra. Che Dio sia infinitamente misericordioso, nessuno può negarlo. Egli desidera che questo lo sappiano tutti, prima che torni come Giudice; vuole che le anime Lo conoscano prima come Re di Misericordia (D. 378), scrisse nel « Diario » Suor Faustina.
Di questo ruolo profetico della missione le parlò anche la Madonna che come la migliore delle madri e come maestra di vita spirituale, accompagnava fedelmente Suor Faustina. Le insegnava come stare intimamente con Dio nella propria anima, come amare la Sua volontà e gli altri, come accettare le sofferenze e portare quotidianamente la propria croce; consolava, sosteneva, spiegava pazientemente ciò che supera la comprensione umana. Le Sue rivelazioni e le parole rimanevano in armonia perfetta con la missione profetica che Gesù aveva affidato alla Sua Segretaria. La mattina, durante la meditazione, m’investì la presenza di Dio in maniera particolare, mentre riflettevo sulla grandezza incommensurabile di Dio e nello stesso tempo sul Suo abbassarsi fino ad una creatura. A un tratto vidi la Madonna che mi disse: Oh, quanto è cara a Dio l’anima che segue fedelmente l’ispirazione della sua grazia! Io ho dato al mondo il Salvatore e tu devi parlare al mondo della Sua grande Misericordia e preparare il mondo alla Sua seconda venuta. Egli verrà non come Salvatore misericordioso, ma come giudice Giusto. Oh, quel giorno sarà tremendo! È stato stabilito il giorno della giustizia, il giorno dell’ira di Dio davanti al quale tremano gli angeli. Parla alle anime di questa grande Misericordia, fino a quando dura il tempo della pietà. Se tu ora taci, in quel giorno tremendo dovrai rispondere di un gran numero di anime. Non aver paura di nulla; sii fedele fino alla fine. Io ti accompagno con la mia tenerezza (D. 635).
Il mistero della Misericordia Divina si collocò al centro stesso della vita e della missione apostolica di Suor Faustina. Secondo le parole di Gesù e di Sua Madre doveva viverla, rispecchiarla nel proprio cuore e nel proprio agire ma anche farla conoscere a tutto il mondo. Questo compito sembrava anche superare le sue possibilità. Infatti, viveva nel convento, era una suora semplice che eseguiva faccende umili, non aveva molti rapporti con la gente né la possibilità di diffondere questo messaggio nel mondo. E tuttavia proprio a lei Gesù ha indirizzato queste parole sorprendenti: Nell’Antico Testamento mandai al Mio popolo i profeti con i fulmini. Oggi mando te a tutta l’umanità con la Mia Misericordia. Non voglio punire l’umanità sofferente, ma desidero guarirla e stringerla al Mio Cuore misericordioso. Faccio uso dei castighi solo quando essi stessi Mi costringono a questo; la Mia mano afferra malvolentieri la spada della giustizia. Prima del giorno della giustizia mando il giorno della Misericordia (D. 1588). Credeva sinceramente a queste parole pur non sapendo sempre come ciò potesse accadere. Sapeva però che la cappella del convento a Cracovia sarebbe stata il luogo del culto della Misericordia Divina. Disse a Suor Bożena Pniewska che si lamentava che la cappella di Łagiewniki era accessibile soltanto alle suore e alle educande: Presto verrà il tempo in cui questo portone sarà aperto e la gente verrà per pregare la Misericordia Divina.
10. Alla casa del Padre misericordioso
La tubercolosi tardivamente diagnosticata durante il soggiorno a Wilno devastò fortemente l’organismo di Suor Faustina. Aveva compromesso non soltanto le vie respiratorie ma anche l’apparto digerente. I superiori la mandarono allora al sanatorio di Cracovia. Per la prima volta fu ricoverata lì nel dicembre del 1936; con un intervallo per le feste di Natale trascorse all’ospedale quasi quattro mesi. Già nel terzo giorno del soggiorno sperimentò l’efficacia della coroncina alla Misericordia Divina dettatale da Gesù. Si svegliò di notte e capì che un’anima chiedeva la preghiera. Il giorno dopo vide una persona moribonda e venne a sapere che la sua agonia era cominciata di notte all’ora in cui si era svegliata. Sentì nell’anima le parole di Gesù: Recita la coroncina che ti ho insegnato (D. 810). Allora prese il rosario, si inginocchiò accanto alla moribonda e con tutta la forza dello spirito cominciò a recitare la preghiera chiedendo a Gesù di adempiere le promesse legate alla coroncina. All’improvviso la moribonda apri gli occhi, guardò Suor Faustina e spirò con una strana pace. E Gesù disse: Nell’ora della morte difenderò come Mia gloria ogni anima che reciterà questa coroncina, oppure altri la reciteranno vicino a un agonizzante, e otterranno per l’agonizzante lo stesso perdono. Quando vicino a un agonizzante viene recitata questa coroncina, si placa l’ira di Dio e l’imperscrutabile Misericordia avvolge l’anima e si commuovono le viscere della Mia Misericordia, per la dolorosa Passione di Mio Figlio (D. 811).
Così cominciò il ministero ospedaliero di Suor Faustina verso i moribondi. Anche se lei stessa era gravemente malata con l’impossibilità frequente di partecipare alla Santa Messa, fu vicina sempre a tutti coloro che avevano bisogno del suo aiuto. E quando la superiora visto il suo stato di salute le proibì di visitare i moribondi, offrì secondo le loro intenzioni le sue preghiere e gli atti di obbedienza che, come le insegnava Gesù, significano ai Suoi occhi più delle grandi opere intraprese spontaneamente. In quel periodo correva spesso in soccorso non soltanto dei moribondi nel sanatorio ma anche, grazie al dono della bilocazione, di coloro che morivano da qualche parte, lontano, fuori della sua portata fisica. Capitava che il moribondo si trovasse nel secondo o nel terzo padiglione oppure qualche centinaio di chilometri da Cracovia. Capitò così parecchie volte quando moriva qualcuno dei parenti o familiari, delle suore oppure di persone sconosciute. Per lo spirito non esiste lo spazio. Fu grata a Dio che nella Sua misericordia le permetteva di portare attraverso la preghiera sollievo e aiuto agli agonizzanti.
Nel primo periodo del ricovero in ospedale soffrì molto perché per circa tre settimane non poté accostarsi alla santa confessione. Infatti, durante il periodo della confessione o si trovava a letto malata oppure stava per partire per l’ospedale. Riflettendo su questo si mise a piangere: Questo pomeriggio è venuto nella mia cameretta d’isolamento Padre Andrasz e si è seduto, affinché mi confessassi. Prima non ha scambiato nemmeno una parola. Sono stata enormemente contenta, poiché desideravo tanto confessarmi. Come al solito svelai tutta la mia anima. Il Padre mi rispose a ogni piccola cosa. Mi sentii stranamente felice per aver potuto così dire tutto. Per penitenza mi disse di recitare le litanie del Nome di Gesù. Quando volevo fargli presente la difficoltà che avevo per recitare quelle litanie, si alzò e mi diede l’assoluzione. Improvvisamente dalla Sua persona cominciò a sprigionarsi un grande splendore e vidi che non era Padre Andrasz, ma Gesù. Le Sue vesti erano bianche come la neve e scomparve immediatamente. In un primo momento rimasi un po’ ansiosa, ma poco dopo una certa tranquillità entrò nella mia anima. Notai che Gesù confessava come gli altri confessori. Tuttavia il mio cuore durante quella confessione intuì stranamente qualche cosa, che in un primo momento non ero riuscita a capire che significato avesse (D. 817).
Di pari passo alla grande sofferenza fisica e spirituale camminavano le grandi grazie che Suor Faustina nascondeva accuratamente agli uomini parlando di esse soltanto ai confessori. A volte però qualcuno ne era testimone. Ricorda Suor Gaetana Bartkowiak: Una volta arrivai a Prądnik per trovarla, bussai alla porta. Rispondeva sempre avanti. Quella volta bussai parecchie volte ma non rispondeva nessuno. Pensai: dev’essere nella stanza, è malata, starà a letto. Aprii la porta ed entrai. La vidi sollevata dal letto guardare lontano come se scrutasse qualcosa, così diversa, cambiata. Mi misi accanto al comodino dove si trovava un altarino e mi vennero i brividi, ma lei subito ritornò in sé e disse: Oh, è lei, bene bene, si accomodi la prego. La superiora, Madre Irene Krzyżanowska mi proibì di parlare dell’accaduto; il mistero della vita spirituale straordinaria di Suor Faustina doveva rimanere nascosto.
La prima tappa delle cure ospedaliere finì nel marzo del 1937. Suor Faustina un po’ ricostituita tornò al convento di Łagiewniki. Ma già ad aprile peggiorò. A luglio fu mandata alla casa della Congregazione a Rabka Zdrój, perché si rimettesse un po’ in forze. Tuttavia il clima rigido di montagna non le giovò molto, Suor Faustina si sentì peggio e dopo tredici giorni dovette ritornare. Portò con sé l’assicurazione di San Giuseppe di sostenere l’opera della Misericordia affidatale dal Signore. San Giuseppe promettendo a Suor Faustina un aiuto particolare le chiese di recitare ogni giorno tre preghiere e una volta « Ricorda », una preghiera recitata nella Congregazione in onore del santo. Da quel momento in poi Suor Faustina fu convinta che nell’adempimento della missione veniva sostenuta non soltanto dalla Madonna ma anche da San Giuseppe. Servivano l’aiuto anche di altri santi e angeli, la cui compagnia e il cui intervento essa sperimentò in modo tangibile più di una volta.
Dopo il ritorno da Rabka Suor Faustina, visto il suo stato di salute, fu destinata al lavoro in portineria, meno pesante di quello nel giardino. Nella portineria ebbe tante occasioni per poter testimoniare la misericordia alle diverse persone che chiedevano aiuto. Si trattava di disoccupati, di bambini malati, di mendicanti… Cercava di vedere in ognuno di essi Gesù stesso facendo il bene a tutti per amore Suo. Un giorno si presentò alla porta un giovane macilento, con un vestito a brandelli, scalzo ed a capo scoperto; era molto infreddolito, perché era una giornata piovosa e piuttosto fredda. Ha chiesto di poter mangiare qualche cosa di caldo. Sono andata in cucina ma non ho trovato nulla per i poveri. Però dopo aver cercato un momento ho trovato un po’ di minestra, che ho riscaldato e vi ho sminuzzato un po’ di pane e l’ho data al povero che l’ha mangiata. Nel momento in cui riprendevo da lui la scodella, mi ha fatto conoscere che era il Signore del cielo e della terra. Appena L’ho visto così com’è, mi è scomparso dagli occhi. Quando sono entrata in casa e pensavo a quello che era successo in portineria, ho udito nell’anima queste parole: Figlia Mia, sono giunte ai Miei orecchi le benedizioni dei poveri, che allontanandosi dalla porta del convento Mi benedicono e Mi è piaciuta questa Tua misericordia nei limiti dell’obbedienza e per questo sono sceso dal Mio trono, per assaggiare il frutto della tua Misericordia (D. 1312).
I primi mesi del 1938 portarono un successivo peggioramento della salute di Suor Faustina e perciò i superiori decisero di mandarla dopo Pasqua per la seconda volta all’ospedale di Prądnik. Le suore che lavoravano in quell’ ospedale prepararono la stanza d’isolamento e una di loro informò Suor Faustina che il giorno dopo non avrebbe potuto accostarsi alla santa Comunione a causa del suo grande affaticamento. Suor Faustina scrisse nel « Diario »: La mattina feci la meditazione e mi preparai per la santa Comunione, benché non dovessi ricevere il Signore Gesù. Quando il mio desiderio ed il mio amore raggiunsero il grado più alto, all’improvviso vidi accanto al mio letto un Serafino, che mi porse la santa Comunione pronunciando queste parole:Ecco il Signore degli Angeli. Dopo che ebbi ricevuto il Signore, il mio spirito si immerse nell’amore di Dio e nello stupore. Il fatto si ripeté per tredici giorni, però non avevo la certezza che il giorno dopo me l’avrebbe portata, ma abbandonandomi a Dio, avevo fiducia nella Sua bontà (D. 1676).
Continuò a scrivere il diario quasi fino alla fine di giugno. Annotava le parole di Gesù, le sue preghiere, le meditazioni e gli avvenimenti più importanti ai quali bisogna aggiungere gli esercizi spirituali di tre giorni, gli ultimi nella sua vita, diretti da Gesù stesso prima della Pentecoste. Ogni giorno il Signore le proponeva i temi per la meditazione e teneva conferenze sulla lotta spirituale, sul sacrificio, sulla preghiera e sulla misericordia. Sotto una tale direzione la sua mente penetrava facilmente tutti i misteri della fede che accendeva il suo cuore con la fiamma dell’amore. Durante la festa della Pentecoste rinnovò i suoi voti religiosi. La sua anima entrò in modo straordinario in comunione con lo Spirito Santo, il cui soffio riempi la sua anima di una delizia indescrivibile e il suo cuore di gratitudine per le grazie ricevute.
Tutte le suore che venivano a trovarla in ospedale notarono la sua gioia raggiante: ricorda Suor Serafina Kukulska: la trovavo sempre serena a volte anche raggiante ma non ha mai svelato un’ombra della sua felicità. Si sentiva molto felice a Pradnik e non si lamentava mai delle sue sofferenze. Il medico, le infermiere e i malati, tutti erano molto buoni per lei. In occasione di queste visite parlò una volta con il medico curante, con il dott. Sielberg, della salute di Suor Faustina. Il medico disse che: le cose vanno molto male, la malattia è inguaribile ma Suor Faustina è una persona straordinaria. Le altre al posto suo non si alzerebbero dal letto; vide che per poter andare nella cappella si appoggiava al muro.
Lo stato di salute di Suor Faustina peggiorava continuamente, si stava avvicinando la fine della sua vita terrena. Consapevole di questo si congedava dalla comunità. Nell’agosto del 1938 scrisse una lettera a Madre Michaela Moraczewska, superiora generale: Carissima Madre, ho l’impressione che questo è il nostro ultimo colloquio sulla terra. Mi sento molto debole e scrivo con mano tremante. Soffro tanto, quanto sono capace di sopportare. Gesù non ammette che si soffra al di sopra delle forze. Se le sofferenze sono grandi, anche la grazia di Dio è potente. Dipendo in tutto da Dio e dalla Sua santa volontà. Mi prende la nostalgia sempre più grande di Dio. La morte non mi fa spavento, la mia anima trabocca di una grande tranquillità (L 200). Ringraziò per ogni bene ottenuto dalla Madre e dalla Congregazione, chiese scusa per le mancanze contro la regola e contro l’amore fraterno, chiese preghiere e benedizioni per l’ora della morte. Finì la lettera con le parole: Arrivederci, carissima Madre, ci vedremo in cielo ai piedi del trono di Dio. Ed ora sia glorificata in noi e attraverso noi la Divina Misericordia.
Nell’ospedale di Prądnik parlò per l’ultima volta con il suo direttore spirituale, Padre Michele Sopoćko che nella prima metà di settembre del 1938 si trovava a Cracovia all’incontro dei membri delle facoltà teologiche e poté in quell’occasione fare visita alla sua penitente straordinaria per ascoltare, prima della sua morte, le ultime indicazioni circa l’opera della Misericordia iniziata da Gesù. Allora Suor Faustina gli disse di occuparsi particolarmente perché fosse istituita nella Chiesa la festa della Misericordia Divina, di aspettare riguardo alla fondazione della nuova congregazione, che alcuni segni gli avrebbe fatto capire cosa avrebbe dovuto fare a questo proposito e con chi. Affermò inoltre che sarebbe morta presto e di avere tramandato e scritto tutto ciò che aveva da dire.
Durante l’ultimo incontro a Prądnik Padre Sopoćko fu testimone di un’estasi. Dopo aver salutato Suor Faustina uscì dalla stanza d’isolamento ma strada facendo si ricordò di non averle lasciato il libricino con le preghiere alla Misericordia Divina dettatele da Gesù. Tornò e quando aprì la porta della stanza d’isolamento vide Suor Faustina in piedi sopra il letto ed immersa nella preghiera il suo sguardo era fissato su un oggetto invisibile, le pupille allargate, inizialmente non si accorse di me né io volevo disturbarla, anzi volevo tornare indietro. All’improvviso tornò in sé, mi vide e mi chiese scusa di non aver sentito il mio bussare alla porta. Le consegnai il libricino con le preghiere la salutai ed ella mi disse: Arrivederci in cielo. Quando il 26 settembre andai a trovarla per l’ultima volta a Łagiewniki non voleva più parlare con me o piuttosto non poteva dicendo: Sono occupata dalla comunione con il Padre celeste. In realtà dava l’impressione di un essere soprannaturale. Allora non ebbi più nessuna ombra di dubbio che ciò che si trova nel suo diario sulla santa Comunione dispensata a lei all’ospedale dagli angeli corrispondeva a verità.
Dopo essere tornata dall’ospedale (17 settembre 1938) Suor Faustina aspettò nella infermeria del convento il passaggio da questo mondo alla casa del Padre. Le suore vegliavano accanto a lei dandosi il cambio. Madre Irene Krzyżanowska che amava farle visita, notò in lei molta pace e molto fascino particolare. Era scomparsa completamente la tensione relativa alla istituzione della festa della Divina Misericordia ordinata a Faustina da Gesù. Sì, vedrà Madre che la congregazione sperimenterà molte gioie a causa mia. Poco prima di morire si alzò, chiese alla superiora di avvicinarsi e sussurrò: « Il Signore mi vuole innalzare e farmi santa ». Ho avvertito molta serietà in lei e una strana sensazione che Suor Faustina accetta questa assicurazione come dono della misericordia Divina, senza un’ ombra di superbia, ricorda Madre Irene.
Il 5 ottobre del 1938 di pomeriggio venne al convento di Łagiewniki Padre Andrasz che per la prima volta impartì a Suor Faustina il sacramento dei malati e l’assoluzione. Quel giorno all’ora di cena si sentì suonare il campanello. Le suore che si trovavano nel refettorio si alzarono e si diressero al primo piano dove nella stanza d’isolamento si trovava Suor Faustina. Accanto al suo letto stava il cappellano, Padre Teodoro Czaputa, la superiora, Suor Irene Krzyżanowska e nel corridoio le altre suore appartenenti alla comunità di Cracovia. Vennero recitate le preghiere in comune per i moribondi dopo le quali Suor Faustina disse alla Madre superiora che non sarebbe morta ancora. Le suore si recarono alla funzione serale, tra loro c’era anche Suor Eufemia Traczyńska, una giovane juniorista, che senti dalle suore che Suor Faustina sarebbe diventata sicuramente santa. Ella volle vedere come muoiono i santi ma non poteva contare sul permesso della superiora di poter vegliare accanto a Suor Faustina malata di tubercolosi. A quel punto chiese alle anime sofferenti nel purgatorio di svegliarla quando sarebbe arrivata l’ora dell’agonia. Andai a letto alla solita ora e mi addormentai subito. All’improvviso qualcuno mi svegliò. “Se vuole assistere alla morte di Suor Faustina si svegli subito”. Compresi subito che si trattava di un errore. La suora che doveva svegliare Suor Amelia scambiò le celle e venne da me. Mi vestii subito e corsi nell’infermeria. Dopo un minuto arrivò anche Suor Amelia. Ciò accadde verso le undici di notte. Quando arrivammo Suor Faustina sembrò aprire leggermente gli occhi e sorrise un po’, poi chinò la testa e spirò. Suor Amelia disse che probabilmente Faustina aveva cessato di vivere, che era morta. Guardai Suor Amelia senza dire niente, continuavamo a pregare. La candela benedetta continuava ad ardere.
I funerali si svolsero il 7 ottobre durante la festa della Madonna del rosario. Nella cripta in cui si trovava la bara di Suor Faustina venivano per pregare non soltanto le suore e le educande ma anche i lavoratori del podere, tra cui un certo Janek che si diceva non credente. Stava accanto alla bara di Suor Faustina e piangeva, dopo i funerali si sarebbe convertito. Anche Jadzia, una educanda non vedente raccontò le sue esperienze straordinarie. Dopo i funerali presieduti da Padre Ladislao Wojtoń S. I. e con la partecipazione di altri due sacerdoti, le sorelle portarono sulle spalle la bara di Suor Faustina al cimitero del convento che si trovava in fondo al giardino.
Suor Faustina aveva raggiunto la pienezza dell’unione con Dio e aveva cantato l’inno di gloria della Sua misericordia insondabile. Lasciò a noi viventi sulla terra una promessa: Non mi dimenticherò di te, povera terra, sebbene senta che m’immergerò immediatamente tutta in Dio, come in un oceano di felicità, ma ciò non mi potrà impedire di tornare sulla terra a dare coraggio alle anime e ad esortarle alla fiducia nella Divina Misericordia. Anzi quell’immersione in Dio mi darà una possibilità d’azione illimitata (D. 1582).
11. „La mia missione non finisce con la morte”
La missione profetica di Suor Faustina fu tenuta in grande segreto durante la sua vita. Sapevano di essa soltanto Padre Michele Sopoćko, Padre Giuseppe Andrasz e alcune superiore. Dopo la morte, al tempo della seconda Guerra mondiale, il direttore spirituale di Suor Faustina Padre Sopoćko rivelò il nome dell’iniziatrice del culto della Divina Misericordia che si stava diffondendo. Lo seguì la superiora della Congregazione della Beata Vergine Maria della Misericordia, Madre Michaela Moraczewska che, visitando le case della congregazione parlò della grande elezione e missione affidata da Dio a Suor Faustina. Dopo la morte di Suor Faustina scrisse: Ciò che mi impressionava di più in lei — e oggi da lontano lo vedo come un segno particolare, straordinario negli ultimi mesi della malattia — era il suo completo dimenticarsi di sé a favore della diffusione del culto della Divina Misericordia. Non mostrava alcun minimo dubbio circa l’autenticità della sua missione né la paura della morte, fu tutta presa dal pensiero conduttore di tutta la sua vita e cioè dal culto della Divina Misericordia.
Gli anni di quella atroce guerra favorirono la diffusione del culto della Divina Misericordia perché esso portava nella vita della gente un raggio di luce e di speranza. Insieme alla diffusione del culto della Divina Misericordia cresceva la fama di santità di Suor Faustina. Alla sua tomba a Łagiewniki cominciarono ad affluire i pellegrini per implorare grazie tramite la sua intercessione. Nella cappella del convento Padre Giuseppe Andrasz benedisse l’immagine di Gesù misericordioso dipinto secondo la visione di Suor Faustina e cominciò le funzioni solenni in onore della Divina Misericordia alle quali partecipavano folle di persone provenienti da Cracovia e dai dintorni. Per pregare davanti a questa immagine veniva anche un giovane operaio della vicina fabbrica Solvay, Karol Wojtyła, che già allora venne a contatto con il culto della Divina Misericordia nelle forme tramandate da Suor Faustina. E, come testimoniano le cronache della Congregazione, ordinato sacerdote celebrò molte volte Messe solenni in onore della Divina Misericordia la terza domenica del mese, pronunciando bellissime omelie su questo mistero della nostra fede.
Nel 1965, come vescovo di Cracovia cominciò il processo diocesano per elevare Suor Faustina agli onori degli altari. Questo da parte sua fu un gesto di grande coraggio perché dal 1959 era in vigore una Notifica della Santa Sede che proibiva la diffusione del culto nelle forme tramandate da Suor Faustina. La Notifica era stata emanata a causa della traduzione errata del « Diario » e della prassi a volte sbagliata di questo culto. Durante il comunismo i contatti con la Santa Sede furono molto difficili e perciò risultò impossibile dissipare le accuse della Santa Sede verso gli scritti di Suor Faustina e verso le forme del culto. Quel periodo, del resto annunciato da Suor Faustina, contribuì all’approfondimento teologico dei suoi scritti e alla formazione di basi adeguate per quanto riguardava la prassi del culto. Il cardinale Karol Wojtyła, rassicurato che una tale situazione non costituiva un ostacolo per iniziare il processo, lo iniziò immediatamente, mandò gli atti alla congregazione vaticana che continuava ad esaminare l’eroicità delle virtù e in seguito avvenne il miracolo ottenuto sulla tomba di Suor Faustina dalla signora Maureen Digan degli Stati Uniti.
Durante la Festa della Misericordia, il 18 aprile del 1993 il Santo Padre Giovanni Paolo II innalzò alla gloria degli altari Suor Faustina. Durante l’omelia nella piazza di San Pietro a Roma disse riprendendo le sue parole: « Sento bene che la mia missione non finisce con la morte ma comincia ». È così fu. La missione di Suor Faustina continua e porta frutti sorprendenti. In che modo straordinario il suo culto di Gesù Misericordioso oggi si fa strada nel mondo e conquista tanti cuori umani! Questo è senza dubbio un segno dei tempi, segno del nostro XX secolo. Il bilancio di questo secolo che sta per finire oltre ai successi che hanno superato molte volte le epoche precedenti contiene anche un’inquietudine profonda per il futuro. Dove allora se non nella Divina Misericordia il mondo troverà la sua salvezza e l’uomo la speranza? Le persone credenti lo sentono perfettamente!
Dopo aver esaminato il secondo miracolo relativo alla guarigione da un male cardiaco incurabile di Padre Ronald Pytel di Baltimora, il Santo Padre Giovanni Paolo II annoverò Suor Faustina nel gruppo dei santi della Chiesa cattolica. La cerimonia di canonizzazione ebbe luogo, durante la festa della Misericordia Divina, il 30 aprile del 2000 nella piazza di San Pietro a Roma con la partecipazione di molti vescovi, sacerdoti, suore e numerosissimi pellegrini provenienti da tutto il mondo. Grazie al col- legamento televisivo presero parte in contemporanea alla funzione i sacerdoti e i pellegrini riuniti nel Santuario della Divina Misericordia a Cracovia-Łagiewniki. Alcuni decenni prima Suor Faustina aveva già descritto tutto ciò: Mi sono vista tutto d’un tratto a Roma, nella cappella del Santo Padre e contemporaneamente ero nella nostra cappella. E la solenne celebrazione del Santo Padre e di tutta la Chiesa era strettamente collegata con la nostra cappella e in modo particolare con la nostra congregazione e partecipavo contemporaneamente alla solennità a Roma e presso di noi. Questa solennità era così strettamente unita con Roma che, sebbene ne scrivo, non riesco a distinguere, ma tale è, cioè come ho visto. Ho visto nella nostra cappella Gesù esposto nell’osten- sorio sull’altare maggiore. La cappella era addobbata solennemente e in quel giorno era permesso entrarvi a tutti quelli che lo desideravano. La folla era così numerosa, che con la vista non potevo abbracciarla tutta. Tutti parteci- pavano a questa solennità con grande gioia e molti di loro ottenevano quello che desideravano. La stessa solennità avveniva a Roma, in un bel tempio e il Santo Padre con tutto il clero celebrava questa solennità. E tutto ad un tratto ho visto San Pietro non ho potuto sentirlo, ma intuivo che il Santo Padre capiva il suo linguaggio… (D. 1044).
Durante questa cerimonia svoltasi nell’Anno Giubilare, il Santo Padre Giovanni Paolo II istituì la festa della Divina Misericordia per tutta la Chiesa, tramandando al mondo per il terzo millennio della fede un messaggio profetico della Misericordia. Disse: Lo tramando a tutti gli uomini affinché imparino sempre meglio a conoscere il vero volto di Dio e il vero volto dell’uomo. Due anni più tardi per la seconda volta come papa si recò in pellegrinaggio al santuario di Łagiewniki per affidare il mondo alla Divina Misericordia, nella basilica da lui consacrata. Disse allora di desiderare che: il messaggio sull’amore misericordioso di Dio qua proclamato tramite Suor Faustina giunga a tutti gli abitanti della terra e riempia i loro cuori di speranza. Che questo messaggio si diffonda da questo posto a tutta la nostra amatissima Patria e a tutto il mondo. Che si adempia la promessa impegnativa del Signore che da qui deve uscire la scintilla che preparerà il mondo alla Sua seconda venuta (cf. D. 1732). Bisogna aumentare questa scintilla della grazia di Dio. Bisogna tramandare al mondo la scintilla della misericordia. Nella misericordia di Dio il mondo troverà la pace e l’uomo la felicità!
Oggi probabilmente non esiste un paese in cui non ci sia l’immagine di Gesù Misericordioso. La Festa della Divina Misericordia è stata per sempre iscritta nel calendario liturgico di tutta la Chiesa. La Coroncina alla Divina Misericordia viene recitata anche nei dialetti africani e sempre più spazio acquista la preghiera nell’ora dell’agonia di Gesù sulla croce, chiamata l’Ora della Misericordia. Il Movimento Apostolico degli Apostoli della Divina Misericordia, quindi la « congregazione » richiesta da Gesù, nata dall’esperienza mistica e dal carisma di Suor Faustina, abbraccia diverse congregazioni, movimenti, fraternità, apostolati e persone singole che intraprendono la missione di Suor Faustina. Esso porta al mondo il messaggio della Misericordia attraverso la testimonianza di vita, l’azione, la parola e la preghiera. La Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia ha intrapreso a tutti gli effetti la missione profetica di Suor Faustina procla- mandola, il 25 agosto del 1995, sua fondatrice spirituale. I teologi ispirati da Suor Faustina approfondiscono il mistero della Divina Misericordia, gli apostoli della Divina Misericordia apprendono alla sua scuola l’atteggiamento di fiducia verso Dio e la misericordia verso il prossimo, l’amore dell’Eucaristia e della Chiesa e il vero culto della Madre di Dio della Misericordia. In Polonia e in tutto il mondo nascono molte chiese dedicate alla Divina Misericordia e a Gesù Misericordioso oppure a Santa Faustina. Si è accresciuto il numero dei santuari della Divina Misericordia in cui in modo particolare viene proclamata la verità sull’amore misericordioso di Dio per tutti gli uomini. Nella vita dei fedeli si fa sempre più strada un’ immagine di Dio non soltanto giusto ma anche misericordioso che invita a imitarLo in questo atteggiamento verso il prossimo. Infatti, la missione di Suor Faustina non è finita con la sua morte, ma perdura e porta frutti sorprendenti. Forse Suor Faustina grazie a ciò che ha portato e che fa tuttora nella nostra vita e nella vita della Chiesa, un giorno sarà annoverata tra i dottori della Chiesa.
Dal libro di s. M. Elżbieta Siepak ISMM
intitolato “Dono di Dio per i nostri tempi”
Traduzione dal polacco Jadwiga Radzik